sabato 17 marzo 2018

Se uno mi vuole servire, mi segua.


«Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore» (Ger, 31,31-34)

«Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono.» (Eb 5,7-9)

«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore.» (Gv 12, 20-33)

Anche in questa quinta domenica di quaresima il Maestro ci indica la Via della Vita che passa imprescindibilmente per la croce accolta e abbracciata per amore. Una Via che comporta l'obbedienza. Non l’obbedienza formale ed esteriore del servo, ma l’obbedienza del figlio, di colui che agisce per amore.
Per questo la croce non può essere subita, sopportata, ma va accolta, abbracciata per amore. Solo così le nostre sofferenze, i nostri sacrifici, saranno croce salvifica.
Chi vuole salvare la propria vita, chi ha l’unica preoccupazione di giungere alla propria felicità, chi vive sempre “in difesa” pretendendo di proteggersi sempre da questo e da quello; chi ha come unica preoccupazione la propria vita, andrà incontro al fallimento: la sua vita sarà inutile come un seme sterile, incapace di portare frutto. 
Se uno mi vuole servire, mi segua. Quella che oggi il Maestro ci insegna è la via della sequela: dietro a Lui siamo invitati a fare della nostra vita un dono d’amore come servizio a Lui gradito. È l’unica via perché la nostra vita possa essere piena e “degna di essere vissuta”. Una via “in salita”, faticosa e difficile, ma l’unica via che conduce alla Vita (differente dalla “sopravvivenza”). 

Spesso, dinanzi la croce, siamo tentati di cercare scorciatoie e vie più comode; il “mondo” ci insegna che dobbiamo curarci principalmente di “stare bene”, ma ogni volta che lasciamo la via della croce sperimentiamo solo una maggiore sofferenza in noi e in chi ci sta accanto. Ogni volta che ci occupiamo di cercare la nostra egoistica felicità, falliamo. Oggi Gesù ci insegna che per giungere alla Vita dobbiamo fare della nostra esistenza un dono. Occuparci non della nostra egoistica felicità, ma di fare felici chi il Signore ci ha messo accanto.

Oggi ancora siamo invitati a scegliere quale maestro seguire: il Signore e Maestro capace di darci la Vita, o i “maestri”, gli idoli, di questo mondo?
Fr. Marco

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